
La storia di Francesco Storace che l’ha portato a dire tanti “no” dopo aver accettato Fiuggi, le cariche istituzionali, la gestione di una Regione, fin al fondare “La destra”, ritornare all’amore giovanile dello scrivere, da giornalista e da scrittore.
“Essere di destra è uno stile di vita ma significa anche essere portatori di valori, e Francesco è certamente un portatore di valori”.
Parole semplici, schiette, che fendono e pesano nell’atmosfera di una sera d’estate, che è sempre piacevole a Villa Piccolo, pronunciate da Gigi Vasi, classe 1957, tra i giovani di quel fronte della gioventù orlandino che vide passare la sezione da piazza Caracciolo a piazza Matteotti, da sempre uomo di destra e di partito, che ha fortemente voluto quest’incontro.
Gigi Vasi poi passa la parola a Alberto Samonà, giornalista, scrittore. Lui fa parte dello staff dirigenziale della Fondazione Piccolo. Rappresenta generazionalmente la nuova destra.
“Sono felice di questo evento, ho letto il libro e mi ha entusiasmato -e continuando Samonà afferma – Sono nostalgico della politica vera, della militanza, di cui oggi non c’è quasi più niente e leggere questo libro mi ha fatto salire una nostalgia ancora più grande.
Sembra trascorso un secolo dai fatti che racconti in queste pagine, eppure parliamo di storie che arrivano fino a ieri.
In tutte le pagine di questo libro c’è l’anima di Francesco Storace, quel militante che poi diventa ministro della Repubblica e ancora la fortunata parentesi di governatore della regione Lazio, la sua è stata l’ultima esperienza degna di tal nome”.
Poi Samonà entra le pieghe dell’emozione, ricorda tra le varie figure che l’autore delinea nel libro, quelle dei Camerati” uccisi negli anni di piombo ed il riferimento ad Acca Larentia è fondamentale non tanto perchè luogo simbolo di una stagione funestati da morti e scontri e “che dovrebbe ricordare – a parlare è sempre Samonà – a tutti i governanti la responsabilità che si ha nei confronti delle persone”, ma Acca Larentia rappresenta anche per tanti il momento di altre scelte, di strappi, di fughe in avanti senza ritorno.
E l’emozione corre tra cuore e mente dei presenti che conobbero il clima di quegli anni.
“La prossima Destra” è un libro che fa anche commuovere.
Racconta di battaglie vinte ma anche di occasioni sprecate, di come a tratti ci si è fidati di un nemico che si aveva in casa, di abbracci mortali, di baci di Giuda, di rinnegati ma anche di uomini simbolo.
Un libro che fa capire che separati non si va da nessuna parte, ma che anche evidenzia che oggi non è facile mettere insieme le tante anime che serpeggiando dividono, con muri invalicabili, l’essere di destra oggi.
Poi ha parlato Massimo Scaffidi, direttore di Scomunicando.
Parla di Storace, come di colui che potrebbe diventare un punto di riferimento importante, anche quiper mettere a confronto, a trovar un dialogo le destre isolane.
Lui – Scaffidi – non abbia condiviso la scelta di Fiuggi, nè le scelte fatte da Fini quando confluì nel Polo. Ma vede nelle scelte postume di Storace la strada che è possibile far tesoro di errori, di altre scelte, per poter guardare vanti ” meglio un “la prossima a destra” che “in fondo a sinistra”.
Dice sorridendo, giocando su ottimismo e pessimismo.
Poi sempre Massimo Scaffdi afferma “Sono felice di vedere qui tanta gente, non ci incontriamo solo ai funerali – scherza -. Questo libro è, si, autobiografico, ma è anche un pezzo di strada percorso tutti insieme. Storace può costituire un punto di unione e dare importanti suggerimenti per il futuro”.
Poi ricorda Almirante, punto di riferimento ancora oggi per tutti per la sua grande coerenza e correttezza politica e morale” e guardando alla platea sorride a Mimmo Nania e Pippo Salvo, ex ordinovista.
Francesco Storace prende dunque la parola, non nasconde la sua emozione, il suo essere felice di essere qui, a Villa Piccolo, e sottolinea che il libro racconta un pezzo d’Italia, un pezzo di storia che va raccontata.
“Qui ci saranno un centinaio di persone, la metà non vota, tanti si sparpagliano. E io sono arrabbiato”.
Lo dice pensando anche ai prossimi colpi di maglio che investiranno l’Italia, le Famiglia, la piccola impresa.
“Il tema è la sovranità, ma non bisogna chiudersi nei propri recinti. Il messaggio è sempre quello di Almirante, essere inclusivi”.
Poi Francesco rammenta la storia di Napolitano, i processi che ha dovuto subire, però esprime la gioia di poter dire “che nella palude ci siamo passati, ma ne siamo usciti puliti. Ne sono orgoglioso”.
Dice ancora: “Siamo stati comunità, sono orgoglioso di esserne stato parte e auguro ai giovani di vivere in una comunità bella, come l’abbiamo avuta noi”.
Alla fine, prime dell’abbraccio ddel e con il pubblico, arriva anche il saluto del sindaco di Capo d’Orlando, Franco Ingrillà: “Il vero concetto della politica – dice il primo cittadino – non credo sia presente, ormai, per una mancanza di basi, bisognerebbe tornare a far si che le persone come te inizino a girare per fare delle scuole di politica per i giovani, affinché conoscano la politica con la p maiuscola, capiscano che la politica non è potere, ma sacrificio nei confronti degli altri. Perché se i giovani pensano che la politica sia quella che vedono oggi, hanno ragione a non volerne far parte”.
Ultima nota per raccontare la serata, il ricordo fatto, prima da Massimo Scaffidi e poi dallo stesso Storace e dedicato a Renato Lo Presti.
Sarebbe stato certamente qui a parlare con noi.
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