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FEDERICO MIRAGLIOTTA – Leggendo “Alieni e chiacchieree comunque niente di importante”

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Federico Miragliotta è lui il vincitore del Premio Letterario 2016 “La Capannina”. L’ha ricevuto sabato scorso, nel corso della cerimonia finale del Premio. Lui è  bravissimo , ha già scritto altro,  giovane, simpatico tra il suo essere intellettuale e il condividere – con grande umanità – le esperienze, quelle che segnano, in prima linea a Lampedusa o in altri centri di accoglienza.

 

 

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La giuria ha premiato “Alieni e chiacchiere e comunque niente di importante, già stampato dalla casa editrice brolese,  Armenio Editore,

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E’ un volume composto da  74 componimenti  che con linguaggio piano e stile semplice, forse l’unico possibile, narra cadute e speranze dei giorni nostri attraverso tre principali tematiche che si rincorrono e intersecano tra loro per tutta la ampiezza del testo.

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Introspezioni, appunti di pensiero anche incompiuti, flussi di coscienza, attraverso i quali, pagina dopo pagina, prende forza e sostanza l’idea predominante di un insanabile contrasto, del nostro tempo, tra sconfitte vicine e voglia di un cambiamento comunque possibile, in un domandarsi incessante, pungente e sfiancante sul quanto sia prudente vivere, a cosa serva o se abbia un qualche significato. Se sia rimasto spazio per i poeti o se ormai siano stati ingoiati dal “mostro occidentale” che vomita noia ed abitudini. Il tutto in un alternarsi in versi di immagini e vissuto.

Altro tema predominante dei componimenti rinvia  al particolare lavoro svolto dall’autore, in ambito immigrazione, che per sette anni ha diretto il Centro di soccorso e prima accoglienza di Lampedusa.

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Una esperienza, quest’ultima, emotivamente e umanamente forse inenarrabile: attraverso la formula snella e immediata della poesia , si intende restituire al lettore “solo” singoli frammenti di vita…lontani dal nostro quotidiano. Si susseguono  le storie di chi viene dal mare sporgendosi verso il miraggio di un futuro altro, di chi  approda con le membra fiaccate dalla sofferenza, di traversate inumane e di chi, invece, le fissa come l’ultima immagine in assoluto. Notti e giorni al cospetto di una continua emergenza, dell’adrenalina e della necessità di fare…comunque fare.

Emozioni incontenibili, momenti complessi da decodificare, da comprendere sino in fondo e impossibile da dimenticare.

Affiora dunque la consapevolezza dei propri limiti e della necessità di porre un confine tra sé ed una certa sofferenza che se non domata può risultare letale.

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Ed è proprio questa esperienza che rimanda ad altri vissuti, tanto diversi da quelli di chi sbarca a Lampedusa, e nello stesso tempo tanto simili nella constatazione di un “ sottile dolore” che accomuna ciascun essere umano. Prende vita un universo popolato da uomini e donne calati nelle loro tranquille esistenze, con le proprie villette a schiera, gli aperitivi delle diciannove, la vita scandita al ritmo costante di gesti quotidiani che segnano il lento sfinirsi del progresso. Perché se esiste una fine, per il progresso umano, questa è l’indifferenza.

Da questa prospettiva, al di là dell’orizzonte, probabilmente altre sconfitte: quelle di chi non ha intrapreso la via del mare, ma è diventato spettatore della propria esistenza, nello sforzo di vivere tra pause necessarie e dovuti silenzi. Sono le ombre di copie conformi del nostro tempo: si alternano tra le pagine a descrivere stati troppo comuni, banalità eccessiva e quotidianità stantia. Ci si rassegna o si vive inquieti, perché l’inquietudine altro non è che voglia di liberarsi, di ribellarsi.

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Il volume è pervaso da una sommessa nostalgia: s’insinua tra situazioni descritte nel particolare, le tocca appena, ma si percepisce parecchio.

Ci sono assenze sottili e sguardi all’indietro, ma mai passi in quel senso, solo un non lieve stato d’impotenza.

C’è desiderio: di andare oltre, di andare avanti, di andare comunque, di realizzare nonostante tutto, malgrado angosce ed amori perduti e trovati, o ritrovati.

E così le aspettative hanno per tutti la consistenza di un riscatto desiderato e probabilmente lontano, comunque meritato.

Federico, emozionato, ha ritirato il premio, consegnatogli dal sindaco di Piraino, la dottoressa Gina Manici, ma prima aveva dialogato con Massimo Scaffidi, in una sorta di “intervista-non-intervista”, parlando del libro, del suo mancato indice, di esperienze che segnato, di cos’altro  scrivere dopo questo libro, dove il suo fraseggi, suscitano emozioni, fanno percepire odori e rumori, angosce ma anche speranze, liberando le interpretazioni di chi legge, senza essere condizionati dall’inseguire la volontà di chi scrive.

Dove come nelle canzoni di Paolo Conte, la finezza del testo incanta grazie anche alla ricerca linguistica insita in questi “nonversi” di cui si compongono le storie.

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Ed ecco come Alieni e chiacchieree comunque niente di importante è presentato dallo stesso autore

 

 Nota d’Autore Rilancio.

i intrufolo da qualche parte mentre impalpabili bolle di sapone danzano, disegnando traiettorie impossibili. Si muove un tempo. Piccole cose. Lo specchio è appannato da umidità e calore, cadute e speranza, micro eternità, tentativi pungenti e sfiancanti. Tutto questo è già successo, è già altro. Alieni si accalcano, spingono, urlano la loro esistenza.

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Le stanze si affollano. Nessun inchino, niente da aggiungere e tutto da scoprire sotto voce. Proiezioni, scarabocchi e confortanti immagini. Fluttuo nel cammino. C’è l’urgenza di non lasciare andare, arginare la ferita, ricapitolare, inventariare. Si smarrisce un’ illusione, sboccia un sorriso e un pugnale, Vecchie parole, virgole nuove, pensieri e sospiri scintillanti o riverniciati e pronti all’uso. Tutta questa umanità sono un tetto appena intravisto. Qualcosa e qualcuno, ora, sono parte di me. Comunque niente di importante.

Federico Miragliotta

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Così ha parlato del libro, premiandolo, la professoressa Clara Aiosa, presidentessa della “Fondazione G.A. Borgese” di Polizzi Generosa, tra i partner del Premio.

Il Premio “La Capannina”, giunto ormai alla sua 5ª edizione, credo accompagni ormai, in maniera autorevole, le nuove frontiere della scrittura offrendo un contesto che si va facendo sempre più affascinante e sempre più intrigante.

Il romanzo premiato quest’anno è Alieni e chiacchiere e comunque niente di importante di Federico Miragliotta.

Intanto complimenti all’autore.

Mi sono trovata davanti a un testo dal registro linguistico assai complesso e, per certi versi, inedito. Devo confessare che il testo di Federico Miragliotta, mi ha costretto a una fatica ermeneutica non indifferente.

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Questa la mia interpretazione.

La scrittura accoglie e fa sue le complessità del mondo in cui viviamo.

É un testo che diventa quasi un atlante del non senso del mondo (alieni, chiacchiere, niente di importante, vacuità, abitudini, consuetudini, ecc).

É un testo che mette il lettore davanti al turbinio del mondo moderno, in cui tutto, appunto, sembra essere insignificante, costringendolo a prendere coscienza dei drammi attuali (Lampedusa…).

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Una notazione di carattere filologico: i verbi sono tutti verbi di movimento, indicano cioè un incedere, un procedere, un agire, un mettersi in movimento.

Un verbo, in particolare mi ha intrigato: ricapitolare, rituffandomi in reminiscenze greche: anakefalaioo: ricapitolo, prendo insieme, comprendo, e il sostantivo anakefalaiosis: ricapitolazione.

Io credo che davvero ci sia bisogno di ricapitolare, di comprendere e/o di ri-comprendere. Anzi, per dirla con l’autore: c’è l’urgenza di non lasciare andare, arginare la ferita, ricapitolare, inventariare.

C’è bisogno di abbandonare vecchie parole, per far spazio a virgole nuove, e pensieri riverniciati, perché questa umanità, ogni cosa e ogni persona, ritornino a far parte di noi.

E anche se questo può essere considerato niente di importante, a nessuno è concesso di stare fermo, limitarsi a guardare, osservare da lontano. Tutti e ognuno siamo chiamati a un incedere testimoniale nel tempo e nello spazio che abitiamo.

Io non so se ho stravolto il senso del libro di Federico, so però che una volta scritto un libro non appartiene più all’autore, ma appartiene a chi lo legge, secondo un adagio classico. Io così l’ho letto e spero di non averlo stravolto.

Clara Aiosa

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Due storie tratte dal libro. Durante la premiazione ne sono state lette altre da Pierluigi Gammeri e Riccardo Ferlazzo.

Mr. Smith
Mr. Smith era solito dar spazio
al suo eterno vizio
di giungere,
passo dopo passo,
alla radice delle cose.
Si osservava spesso la pianta dei piedi
e continuava a sorprendersi al pensiero
di aver ricevuto in eredità solo il suo corpo.
Nel rivolgersi a se stesso utilizzava
la terza persona singolare.
Era ben consapevole
della sua abilità,
maturata negli anni,
nel farsi scivolare caramelle dalle mani.
Si crogiolava al pensiero di essere in grado
di misurare a pennello le parole
da utilizzare in qualunque circostanza,
dinanzi a chiunque gli si presentasse di fronte.
Si sentiva spesso avvolto da un fresco
quasi impercettibile silenzio,
come il ronzio di zanzare ubriache
che lo accompagnava ora dopo ora,
passo dopo passo,
nella moltitudine organizzata
di un mondo che, in lui,
non suscitava stupore.
Tutto scorreva e lui lasciava che così fosse.
Grande specialista della dovuta bugia,
Mr. Smith aveva ben chiaro il piano di azione
per gli anni a seguire.
Mr. Smith,
specialista della dovuta bugia,
come nell’utilizzo del ferro da stiro,
e del forno a microonde.
Acquistava di continuo,
camicie a righe e a tinta unita.
Cercava una soluzione
a un qualche problema,
bevendo birra cruda e rabbia,
indispensabili
ad affrontare una manciata di minuti.
Osservava sovente un’auto grigia
parcheggiata giù in giardino,
vivendo dentro voci confuse,
inciampate,
tempo addietro,
nelle sue ossa.
Riponeva spesso le borse della spesa
sul tavolo in cucina,
e puntualmente dimenticava
di acquistare l’integratore alimentare.
Mr. Smith conosceva la volontà,
come anche i rischi
dell’abbassare la guardia.
Cercava tempi migliori
nell’orologio appeso in cucina
e nelle insegne pubblicitarie
che credeva,
autenticamente rassicuranti.
Faceva economia con gli stati d’animo,
scendendo le scale con le chiavi in tasca.
Un fiocco di schiuma da barba era lì,
dietro l’orecchio sinistro
e con gesto celere,
Mr. Smith,
lo afferrava.
Non teneva a mente affari importanti,
e non soppesava la gravità delle situazioni.
Mr. Smit

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Definizioni
Ci si gioca una poltrona,
individuando le aree del cervello
in cui si genera l’odio.
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si dilunga in una tediosa dissertazione
sul senso di totale sconfitta.
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ha appena ricevuto notizia
del mancato rimborso delle spese vive
sostenute durante la missione all’estero.
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non si aggiorna da tempo,
e il calcolo delle ferie residue
è visibilmente errato.
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legge fumetti,
snocciolando espressioni indecifrabili,
dopo avere concluso le operazioni
di pulizia del water
ad uso dei condomini.
Acquistare tabacco
è complicato.
Turni di lavoro
si spalmano,
su vortici di noia
o iperattività mal retribuita.
Nuvolette fluttuanti,
puffi avanti e dentro.
Lo zero in condotta
e un sorriso spontaneo
che esplode.
D’improvviso ci si ricorda
di fare mente locale
e ravvivare i propri gesti.
Accendere la radio e spegnerla.
Giocherellare con l’interruttore
della luce e dei potrei.
Coniugare al passato,
dimenticare di aver già pagato,
sfiorare le tende appena montate
che sanno di detersivo
Soffermarsi sull’ improbabile.
Giocare alla vita.
Smarrire il numero di telefono dell’elettricista,
udire il peto del vicino.
Borbottare,
imporsi il silenzio al momento opportuno,
gettare la carta e la gente straccia,
spolverare il manuale di auto aiuto,
indossare se stessi,
riprendere a sognare,
vincere un premio qualunque,
assaporare una televendita,
ignorare la macchia sul pavimento,
bere fermenti lattici,
non rallentare sotto i ponti,
costruirsi una coscienza,
imporsi costanza e prudenza,
applaudire alle batterie del telecomando
nuovamente scariche.
Nulla di più complicato
che chiudersi
nel proprio
dramma.

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Federico Miragliotta Classe 1978. Autore di due romanzi brevi  ” Non farmi Aspettare  e Vecchi Marinai (Armenio Editore), di due raccolte di poesie  “ Vi regalo una macchina con il serbatoio vuoto e le gomme bucate  (Armando Siciliano Editore)  e “ Io Freud non lo capisco ” (con il patrocinio  del Comune di Capo d‘ Orlando). Coautore del Volume  “ Rotta 0.05 Modello Lampedusa – Cosa Accade nei Centri per immigrati (Bonanno Editore ).

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Ultima nota… bellissima la copertina del libro, realizzata da Ramona Russo.

da leggere ancora:

“LA CAPANNINA” NEL SEGNO DI FEDERICO MIRAGLIOTTA – Vincitori del Premio Letterario e le Motivazioni

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