Giovanni Renzo ha pubblicato una nota. Nell’articolo di Corrado Speziale, foto storiche che ripercorrono i momenti salienti della sua attività da direttore artistico.
Giovanni Renzo, per scelta del commissario Salvatore Jervolino, ragioniere chiamato dall’assessore regionale Turismo e Spettacolo Barbagallo a mettere i conti a posto nell’Ente, dallo scorso 17 gennaio non è più direttore artistico della musica al Teatro V.E.
Il pianista – compositore messinese aveva ricevuto l’incarico l’8 luglio 2014, con contratto rinnovato il 12 aprile 2016 con scadenza nel 2018.
Stessa sorte è toccata a Ninni Bruschetta, noto attore messinese da tempo alla ribalta nazionale e internazionale, che lascia la carica di direttore della sezione prosa.
A fronte di ingenti perdite quantificate solo ed esclusivamente con la calcolatrice in mano, senza tenere presente le competenze e le qualità messe in campo, a partire dalla valorizzazione delle giovane promesse messinesi, il primo passo fatto dal commissario Jervolino e dal sovrintendente Bernava, è stato quello di tagliare i 32.000 euro lordi a testa l’anno, percepiti dai due direttori.
Così, si comprendono le amarezze per le occasioni mancate, ma si può anche fare un consuntivo dei risultati raggiunti. Giovanni Renzo, nel suo biennio, è stato l’artefice di importanti iniziative artistiche che hanno visto l’Orchestra del Teatro messinese spingersi ogni oltre limite sinora valicato oltre la musica sinfonica, attraverso contaminazioni e adattamenti senza precedenti.
Tra questi, senza dubbio, spicca il jazz.
Resteranno nella storia, tra l’altro, rappresentazioni come Vinodentro, in tre serate, con Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura. ù
Allora il duo colse l’occasione per presentare a Messina in anteprima In Maggiore, capolavoro edito dalla prestigiosa Ecm. Poi, Musiche dal mondo, con Antonella Ruggiero e Chiedo scusa al Signor Gaber, con Enzo Jacchetti. E ancora, i Cento anni di Charlot e il ConcertOpera.
La stagione successiva, l’Omaggio a Duke Ellington, con la straordinaria direzione e gli arrangiamenti di Cettina Donato, talentuosa jazzista messinese che opera con successo in tutto il mondo.
L’altro progetto con la stessa musicista, sempre eccezionale e altrettanto importante, è stato quello su Gershwin, Una scala verso il Paradiso, con Stefano di Battista, inserito nel Messina Sea Jazz 2015 diretto da Giovanni Mazzarino.
Lo stesso festival era iniziato, sempre con l’Orchestra del Teatro, con l’Omaggio a Cole Porter del pianista Alessandro Lucchetti e la direzione del grande Antonio Ballista. Poi, di nuovo in teatro, l’Omaggio a Trovajoli con Enrico Montesano e quello a De Andrè con Simone Cristicchi.
Lo stesso Giovanni Renzo, con Musiche per pianoforte e Orchestra, ha condiviso ed eseguito con l’ensemble del Teatro le sue composizioni concepite attraverso la poesia dei suoi “viaggi” nel cosmo.
Quel cartellone, denso e variegato, ha segnato il ritorno a Messina di Daniele di Bonaventura con Suite per bandoneon e orchestra. Così il grande musicista marchigiano ha potuto incantare e riabbracciare il pubblico che l’aveva applaudito l’anno precedente.
Indimenticabili, per repertorio artistico, anche in ragione del successo di critica e di pubblico, i due concerti di Capodanno 2015 e 2016. Specialmente il secondo, verrà ricordato per la rappresentazione artistica di un repertorio innovativo, fuori dalla tradizione, ma anche per la simpatia, la creatività e il senso di amicizia dimostrato da Marco Alibrando, Gilda Buttà, Cettina Donato e Giovanni Renzo, tutti insieme sul palco del “Vittorio” ad augurare buon anno.
All’inizio del 2017, quando il “buon anno” non si è visto affatto, non essendosi svolto il tradizionale concerto, su quel filone il Teatro ha visto come “canto del cigno” il concerto di Tony Canto con l’Orchestra, Moltiplicato, dall’omonimo progetto del cantautore messinese. Contestualmente, i conti ragionieristici, fondati sui numeri e voluti da una “politica” che ha consegnato la cultura alle sconsiderate regole del mercato, facendola affondare, hanno preso il sopravvento.
Per Giovanni Renzo, il Teatro e la città di Messina, adesso è dunque tempo di riflettere sulle occasioni mancate. Spicca, fra tutti, Un poeta per amico, dedicato alle canzoni scritte da Massimo Troisi ed Enzo Decaro, un progetto inedito, dalle suggestioni indescrivibili, con un cast d’eccellenza: Enzo Decaro, Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura con l’Orchestra del Teatro.
Poco tempo fa, dopo il Concerto di Natale al Senato di Paolo Fresu con Paola Turci e l’Orchestra “G. Sinopoli”, Progetto “Abreu”, lo staff del musicista sardo aveva rappresentato la possibilità di un suo ritorno a Messina. Evidentemente, non sarà così. Dunque, occasione sfumata.
Dopo essere venuto a conoscenza della delibera commissariale, di cui è stata data notizia nella conferenza stampa di venerdì, con la quale Giovanni Renzo ha concluso il proprio rapporto di lavoro con il Teatro, lo stesso musicista messinese ha pubblicato una nota che qui di seguito riportiamo integralmente.
Finisce così il mio percorso di direttore artistico del Teatro di Messina.
Più volte in questi ultimi mesi ho avuto il desiderio di mollare perché non c’erano più per me le necessarie condizioni che mi avrebbero permesso di svolgere il mio lavoro in maniera soddisfacente, poi tante persone, sia dentro che fuori il teatro, mi hanno convinto a non abbandonare, a proseguire anche quando avevo già presentato le dimissioni.
Mi doleva non poter presentare una programmazione non in linea con quanto fatto nelle prime due stagioni da me allestite. In quelle occasioni avevo potuto seguire il mio progetto artistico basato su una programmazione di ricerca, di contaminazioni tra musiche diverse e sulla valorizzazione della nostra orchestra e dei tanti talenti nostrani, proponendo al pubblico vari generi musicali, dalla lirica al jazz, dalla sinfonica al pop di qualità.
Questa ultima stagione invece è stata varata in mezzo a mille difficoltà che mi hanno costretto più volte a rivederla al ribasso in termini di costi. Il mio progetto iniziale è stato così fortemente penalizzato dall’esclusione delle produzioni più importanti che avevo inserito in cartellone: ricordo in particolare “Un poeta per amico”, dedicato alle canzoni scritte da Massimo Troisi ed Enzo Decaro, con un cast d’eccezione, lo stesso Decaro, Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura con l’Orchestra del Teatro; e il concerto celebrativo dei 60 anni di carriera del duo Canino/Ballista, sempre con l’Orchestra. Ho dovuto poi escludere uno dei progetti a me più cari, la Settimana del Cinema Muto, che sarebbe giunto alla terza edizione e che si stava segnalando come il più importante festival dedicato al genere al sud Italia (peraltro questa edizione sarebbe stata realizzata in collaborazione, oltre che con il Festival del Cinema Muto di Milano, anche con il Festival RiMusicazioni di Vittoria, permettendoci di realizzare una coproduzione a costi contenuti con orchestra che sarebbe poi stata presentata a Vittoria).
Sono poi stati cancellati dal mio programma anche i concerti di musica da camera alla Sala Laudamo, i laboratori e, con mio grande rammarico, è saltato per la prima volta dopo anni il Concerto di Capodanno a cui lavoravo da almeno sei mesi. È stato rinviato di oltre un mese il primo spettacolo in cartellone della sezione musicale, “Un bel dì vedremo”, perché non si è arrivati in tempo a definire le condizioni contrattuali per gli orchestrali.
Anche a livello di comunicazione la sezione musicale del cartellone non è stata adeguatamente messa in rilievo, come si può verificare dai manifesti pubblicitari in cui non è presente alcuna traccia delle produzioni di musica.
Mi sono stati imposti, vista l’attuale situazione economica, degli stretti vincoli di budget (€ 20.000 di media per ciascuno spettacolo). Con queste risorse a disposizione sarebbe per me stato senza dubbio più facile comprare spettacoli musicali già confezionati con artisti di fama ma questo, oltre a determinare anche per la musica l’assenza di produzioni e la trasformazione del nostro Teatro in un mero contenitore di eventi, avrebbe comportato una scelta contraria alla mia idea iniziale di direzione artistica: avrei dovuto cioè cancellare la presenza dell’orchestra dal cartellone, dopo aver lavorato per due anni proprio alla valorizzazione e al consolidamento della compagine orchestrale.
Bisogna tenere presente che il costo giornaliero medio di un’orchestra di 40 elementi è di circa € 5.000, di conseguenza il costo dell’orchestra per una produzione di 6 giorni (escluso eventuali solisti e direttore) è di € 30.000; l’incasso di uno spettacolo di grande afflusso di pubblico (prendo ad esempio il dato relativo a “La buona novella” con Simone Cristicchi andato in scena la scorsa stagione) è di circa € 25.000 per tre recite complessive. Le conseguenze di ciò sono che: primo, anche in caso di teatro pieno, gli spettacoli con orchestra vanno automaticamente in perdita; secondo, per rientrare nel budget impostomi di € 20.000, ho dovuto necessariamente ridurre il numero di orchestrali impiegati nelle produzioni in 25, riducendo al minimo i costi per solisti e direttori.
La riflessione da fare a questo punto è: un teatro pubblico è davvero impossibilitato a sostenere il costo sociale derivante dal disavanzo tra costi e ricavi di spettacoli con orchestra, in considerazione anche del fatto che questo costo sociale ha una ricaduta sul territorio in termini occupazionali per i professori d’orchestra?
Si deve necessariamente cercare di coprire con lo sbigliettamento il costo di ogni rappresentazione?
O così facendo rischiamo un livellamento in basso, un abbassamento della qualità per andare incontro ai gusti del grande pubblico?
Il nostro, ripeto, è un teatro pubblico e, in quanto tale, a mio parere, ha il dovere di proporre Cultura e non prodotti di facile consumo.
Ma per arrivare a questo è necessario un forte intervento politico, perché non è più possibile andare avanti con un contributo che al momento attuale è inferiore alle spese di mantenimento del Teatro (ben diversa è la situazione a Palermo e Catania).
Torno quindi alla mia principale attività di musicista sul campo e non dietro ad una scrivania, attività che ho colpevolmente trascurato in questi due anni ma a cui ora desidero fortemente tornare.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno sostenuto e che hanno condiviso il mio percorso in questi due anni, sono tante, troppe per citarle tutte, ma loro lo sanno e io so che mi sono vicine anche in questo momento.
Giovanni Renzo – pianista e compositore
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