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Sul dibattito nazione inerente il superamento del biacameralismo, sul prossimo referendum proposto dal Governo Renzi, interviene la Federazione Nuova Destra di Messina che, col suo portavoce Franco Tiano, spiega le ragioni del NO.
Che ci vogliono le riforme non c’è alcun dubbio, che li deve fare un Governo a maggioranza bulgara è già, di per se, orribile ed anti democratico. Se li fa in fretta e furia, richiedendo diverse disposizioni costituzionali che comprendono numerose modifiche di capitoli della stessa Costituzione, è chiaro che il tempo non consente un analisi appropriata e dettagliata. E’ come salire su un treno in corsa nel tentativo di recuperarlo, ma il rischio che avvenga la tragedia è molto alto. Oltretutto una volta che la legge viene sottoposta a Referendum, andrebbe a scontrarsi con gli art.48 e art. 1 comma 2 della Costituzione, che prevedono la libertà di voto e sovranità popolare, nella forma e nei limiti che la stessa detta. Renzi sta accorpando argomenti diversi, poco chiari, decisamente incomprensibili. Premesso questo, la Federazione Nuova Destra, intende indicare alcune delle svariate ragioni del NO di questa riforma. Innanzi tutto non si parli di superamento del Bicameralismo. Con la riduzione del numero dei Senatori non si può affatto parlare di superamento, si tratta soltanto di rendere più complicata il rapporto tra Stato e Regioni, limitando la rappresentanza e determinando un conflitto, di ruoli e competenze, tra le camere.Image may be NSFW.
Clik here to view. Sentiamo parlare, inoltre, di diminuzione dei costi della macchina pubblica, che al senato risulterebbero limitatamente ad un quinto rispetto alla situazione attuale. Ci viene difficile credere che ridurre la rappresentanza popolare ed il controllo sugli atti di Governo, sia un beneficio per la Nazione e soprattutto per gli Italiani. FND ritiene che lo sarebbe, con risultati certi ed inconfutabili, se ai deputati venissero eliminati totalmente i trattamenti privilegiati dopo la fine di ogni mandato politico, inclusi molti privilegi pensionistici. Lasciando quelli derivante da insufficiente o inesistente reddito, che dovrebbero fare accedere a stipendio o contributo statale mensile che non dovrà superare di una volta lo stipendio base del contratto nazionale dei metalmeccanici. Stessa cosa per il trattamento pensionistico, che dovrà essere equiparato a quello del contratto base dei Metalmeccanici. Anche la mensa dei Parlamentari andrebbe equiparata, per menù e prezzi, a quella dei lavoratori Metalmeccanici. Questa riforma è anche rafforzativa del potere centrale rispetto alla partecipazione diretta del popolo. Una proposta di disegno di legge avanza dai cittadini comporterebbe la raccolta di 150.000 firme di presentazione rispetto alle 50.000 attuali. Le novità, come possiamo constatare, sono ben delineate ed a vantaggio di chi Governa, che è una minoranza parlamentare eletta attraverso il Porcellum, una legge dichiarata incostituzionale. Il Premio di maggioranza, inoltre, è un ulteriore elemento che non garantisce la sovranità popolare, ma da ad una minoranza di parlamentari pieni poteri. Questa riforma pertanto non è ammissibile, tende a sopprimere la democrazia popolare consegnandola alle lobi di potere economico finanziario. Non lasciamo, quindi, che la riforma costituzionale sia in mano agli attuali politici. Così com’è stata concepita, con la limitazione del numero dei Senatori ( a meno di un sesto rispetto ai Deputati), la soppressione delle Provincie e la realizzazione delle città Metropolitane, come realtà elette in secondo grado, non mi sembra migliorativa nel suo complesso. Invece di ridurre il numero degli organi di controllo o degli organismi di valutazione sarebbe necessario ridurre gli stipendi dei politici. La necessità è quella di dare ampia dignità alle Regioni e non concentrare il potere in meno organi o rappresentanti del popolo. Le Province, infine, andavano razionalizzate nelle dimensioni territoriali, così come tutti gli enti della Repubblica.
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